La città
I dolci paesaggi della collina materana circondano la graziosa cittadina di Ferrandina che dalla sua posizione domina la vallata del fiume Basento.
Casette bianche dalle facciate strette, l’una di fianco all’altra, collegate tra loro da casaleni (scale), disegnano il profilo dell’abitato in cui si alternano edifici patrizi decorati da portali e stemmi e chiese di particolare fascino.
Questa originale conformazione architettonica rende davvero caratteristico il borgo di Ferrandina, che ha dato i natali all’archeologo e medico Domenico Ridola, nell’800 pioniere delle ricerche paleontologiche in Basilicata, al quale è dedicato il Museo Archeologico Nazionale di Matera.
La storia
In origine era “Troilia”, in ricordo della città dell’Asia Minore, Troia, mentre la sua acropoli-fortezza “Obelanon”, Uggiano, come ricorda il nome del suo castello.
Entrambi centri importanti in epoca romana, con la caduta del dominio greco, longobardi e normanni si impossessano della città.
L’attuale nome “Ferrandina” deriva da Federico d’Aragona, in onore suo e di suo padre, re Ferrante (o Ferrantino). Tra i momenti storici rilevanti che hanno interessato la città occorre ricordare la sua partecipazione ai moti del 1820-21 e del 1860, mentre nel 1862 Ferrandina è stata teatro delle azioni dei briganti guidati da Carmine Crocco. Nel settembre del 1943 Ferrandina insorse contro i gerarchi fascisti.
Il patrimonio culturale
Il centro storico di Ferrandina è di per sé un’opera d’arte, per le sue casette bianche dalle facciate strette, poste l’una sull’altra.
A pochi chilometri di distanza dal paese, procedendo in direzione della vicina Salandra, ci si ritrova nel sito oggi denominato “Castello di Uggiano”, un’antica fortificazione militare bizantina risalente al IX secolo e ricostruita poi dai Normanni nell’XI secolo. Il sito in realtà corrisponde al luogo in cui sorgeva l’antica “Obelanon”, quella che è considerata la “città madre” di Ferrandina, di antichissima fondazione.
I sapori di Ferrandina
A Ferrandina si mangiano le olive passite dalla particolare fattezza e prodotte sulle colline argillose.
Infornate secondo antichi metodi di lavorazione acquisiscono una forma e un sapore mai gustato altrove.
Ottimi anche i formaggi, dal caciocavallo podolico al pecorino, il pane dalla tipica forma a cornetto e con molta mollica e poi l’inconfondibile olio extravergine di oliva. Tra i piatti tipici non si possono non assaggiare i “lampascioni”, cipolline lessate, gli “gnummaridd’”, particolari involtini con frattaglie di pecora e capretto, l’agnello con funghi cardoncelli al forno.
Molto sfiziosi sono alcuni prodotti da forno come “u Fucilatidd”, treccia di pane circolare condita con semi di finocchio, e “‘u Cecc’“ (ceccio), frittella di pasta lievitata, con sale e origano.
Il patrimonio religioso
Le chiese di Ferrandina sono scrigni di preziose opere d’arte che si possono ammirare strutturando un tour all’insegna della spiritualità.
La possente chiesa madre dedicata a Santa Maria della Croce (XVII sec.) presenta tre portali cinquecenteschi e tre cupole bizantineggianti. All’interno sono conservati affreschi e dipinti di Andrea Miglionico e una statua lignea raffigurante la Madonna col Bambino (1530). Il coro custodisce due statue dorate (XV sec.) raffiguranti Federico III d’Aragona, fondatore della città e sua moglie, la regina Isabella.
In stile barocco è la chiesa di San Domenico (1520), custode di grandiosi dipinti di scuola napoletana e impreziosita da stucchi (1774) dell’artista milanese Calandrea Tabacchi raffiguranti motivi naturalistici e floreali sulla volta e sulle pareti, figure dei quattro evangelisti nella cupola, sculture delle virtù sugli altari del transetto e angeli sull’arco trionfale. Meritevoli di attenzione sono anche l’altare maggiore (1775) e il lavabo in marmi policromi.
Davvero belle sono la chiesa del Purgatorio, dal bel portale cinquecentesco e all’interno una Trinità e San Vincenzo Ferreri, di Antonio Sarnelli da Napoli (prima metà del settecento) e il monastero di Santa Chiara (XIV sec.) con dipinti raffiguranti la Santa realizzati da Leopoldo Solimene (XVIII sec.).
Cinema
Nel caratteristico borgo di Ferrandina, tra gli edifici religiosi, i palazzi nobiliari e le casette bianche costruite l’una sull’altra, l’attore e regista Michele Placido ha scelto di girare il film “Del Perduto amore”.
Insieme a Irsina, altra location del film del 1998, Ferrandina si è prestata, con le sue strade e piazze, i sui angoli come set cinematografico del film incentrato sulla lotta politica, sulle passioni ideologiche che raccontano valori, cultura, gente dell’Italia della seconda metà degli ani ’50. E non potevano essere scelti contesti migliori dei comuni lucani che riflettono sentimenti e passioni autentiche in un film incentrato sulla memoria, sulle persone perdute fino a sfiorare l’esistenza di ciascuno cambiandone la vita.